Consapevolezza. Il pensato non improvvisato.
Fu un piacere, in una delle rare rimpatriate al Paese natio, l’avermi potuto intrattenere con il presidente del consiglio comunale. Una gradevole conversazione: nell’accomiatarmi dopo le congratulazioni chiesi di poter avere del materiale redatto e/o indirizzi risalenti alle origini del Paese. Si prestò subito invitandomi ad andarlo a trovare in municipio. Nei giorni che seguirono c'incontrammo, e io ne fui molto soddisfatto: mi accennò del suo modo di essere in politica e delle sue ambizioni. Ebbi modo di conoscere opportunamente, il suo criterio di amministrare ed il concetto di fare politica basata, a suo dire, nella consapevolezza e nell'organizzazione. Poi sono stato accompagnato dal Sindaco: indubbiamente uomo politico diverso, del presidente del consiglio comunale. Certamente paternalista[1] di sicuro con atteggiamento benevolo e protettivo. L'incontrai ed ebbi un attimo di perplessità. Fu lui, capito il mio imbarazzo, a prendere l'iniziativa e venirmi incontro. Non si è limitato ai convenevoli e al saluto di circostanza: bandendo ogni formalismo, in più occasioni durante la mia permanenza, mi ha intrattenuto e coinvolto insieme con altri, in manifestazioni di calorosa considerazione.
Ormai in tanti si è abituati a vivere, lavorare, apprendere tramite internet; uno strumento sempre più onnipresente nel nostro quotidiano. Un utile mezzo di comunicazione e diffusione d’informazioni decentrata, destinata a portare cambiamenti efficaci nella struttura dei mass media e nel loro rapporto con la società. La «naturale» valorizzazione di una conoscenza liberamente e immediatamente disponibile, ci ha indotto a riprendere parte di un precedente contributo stante l’intenzione di voler mettere in risalto l’utilità di dare uno scopo alle proprie letture. Un tema di grande attualità e d’interesse comune e vitale. Il successo in uno scambio comunicativo dipende non dalla ricostruzione di un significato, ma dal riconoscimento da parte dell’ascoltatore dell’intenzione del locutore: precisamente di avere un effetto sulla mente dell’ascoltatore ed insieme l’intenzione che il riconoscimento dell’intenzione stessa sia parte costitutiva del contenuto del messaggio comunicato.
«Purtroppo la “velocità” è diventata una caratteristica forte della comunicazione odierna (insita proprio nei media che utilizziamo per comunicare). Il “pensato e non improvvisato” mal si coniuga con questa esigenza forte di comunicare in maniera istantanea le proprie emozioni, idee e opinioni. Questo rappresenta una distorsione rispetto alla volontà di chi questi strumenti li ha pensati in origine. Strumenti come internet e i social media erano pensati per dare alle persone accesso alle più grandi quantità di informazioni nell'ottica di fornirgli strumenti più potenti per formare il proprio pensiero, approfondire le proprie opinioni, argomentarle e poi esprimerle con il supporto di più dati e fonti. Tutto ciò si è invece trasformato in un “dire la propria”, spesso senza senso compiuto, e senza il supporto di niente. Il “pensato e non improvvisato” mal si coniuga con questa esigenza forte di comunicare in maniera istantanea le proprie emozioni, idee, opinioni».[2]
[1] Forma di governo in cui i provvedimenti presi a favore del popolo sono affidati alla benevolenza del Sovrano e non basato sui diritti del popolo stesso. – Atteggiamento benevolo e protettivo